Benessere animale al primo posto perché, solo se le vacche stanno bene, potremo avere carne e latte buoni, salubri e sostenibili. La tavola va di pari passo con l’etica e la tecnologia più innovativa a La Fiorida, l’Agriturismo gourmet (premiato sia con la stella “classica” che con la “stella verde” per la sostenibilità) guidato dallo chef Gianni Tarabini di proprietà della famiglia Vanini.
In occasione del suo ventesimo compleanno e dell’evento il Bitto e le Stelle – che ogni anno porta in Valtellina 17 chef che interpretano i prodotti valtellinesi e non solo loro per una serata di festa ed amicizia – è stata inaugurata della Stalla Nuova de La Fiorida che rinnova l’impegno a garantire qualità e sicurezza alimentare a partire dalle materie prime.
La nuova realizzazione – assolutamente all’avanguardia – si sviluppa su 6500 metri quadri ed è ben tre volte più grande della stalla precedente, ma, attenzione, ospita il medesimo numero di capi per garantire spazi ampi per la vita, il movimento e il nutrimento dell’animale. Qui oggi si trovano 220 capi di razza Bruna a cui sono dedicate tutte le più moderne tecnologie d’allevamento: l’alimentazione viene controllata e personalizzata da un sistema intelligente motorizzato che dosa e seleziona il foraggio, portandolo fresco all’animale 17 volte al giorno. Altra particolarità, davvero unica, l’animale è lasciato libero di proporsi per la mungitura, che avviene in modo “spontaneo”, secondo il ritmo naturale dei singoli capi, uscendo dallo schema fisso delle due mungiture giornaliere.
Ma non è finita qui: la lettiera in sabbia naturale permette di drenare l’urina (che viene poi racconta da un sistema di immagazzinamento) in modo che le vacche possano distendersi liberamente in un ambiente sempre asciutto e pulito. I rifiuti solidi, invece, vengono rimossi più volte al giorno.
Queste accortezze permettono una vita più sana all’animale che, quindi, non avrà bisogno di farmaci, antinfiammatori o antibiotici. Inutile dire che anche il prodotto finale avrà, di conseguenza, caratteristiche organolettiche davvero al top.
Non solo per la nuova stalla, ma qui l’innovazione è sempre al servizio della sostenibilità, anche quando si tratta di un tema “scottante” in questo periodo come quello dell’energia: la struttura complessiva – tra ristorante, camere, servizi, azienda casearia e orti – suo complesso, infatti, raggiunge un’autosufficienza energetica pari all’85% del fabbisogno globale grazie all’aumento dei di pannelli fotovoltaici e al nuovissimo impianto di biogas che sfrutterà la raccolta delle deiezioni dell’allevamento per creare energia.
Durante la serata di festa, lo chef Tarabini è stato affiancato da molti chef amici che credono negli stessi valori di sostenibilità e tutela del territorio che guidano La Fiorida: Enrico Derflingher (presidente di Euro-Toques international), Alessandro Negrini (Aimo e Nadia – Milano), Tommaso Arrigoni (Innocenti Evasioni Milano), Stefano Ciabarri (Il Cantinone – Madesimo), Roberto Tonola (Lanterna Verde – Villa di Chiavenna), Fabrizio Girasoli (Ristorante Butterfly – Lucca), Silvia Baracchi (Il Falconiere – Cortona), Alessandro Gilmozzi (El Molin – Cavalese), Igor Macchia (Ristorante La Credenza – San Maurizio Canavese), Cristian Benvenuto (La Filanda – Macherio), Romeo Landi e Alfio Colombo (Il Beccacino-Pizzeria Spluga – Sorico), Marco Valli (Ludains – Sankt Moritz), Maurizio Santin (Unica School – Conselice), Gianluca Fusto (Fusto – Milano), Claudio Gatti (Pasticceria di Tabiano – Salsomaggiore Terme), Andrea Galli (Dolcepassione – Livigno).
«Per la mia famiglia La Fiorida è la sintesi del lavoro di una vita intera e rappresenta anche l’orgoglio di aver realizzato qualcosa di importante in questo territorio che tanto amiamo – spiega il titolare Plinio Vanini -. A sei anni ho venduto i giocattoli per comprare una capra. Dai nostri vecchi ho imparato il profumo delle stagioni: in inverno facevo il macellaio e in estate stavo negli alpeggi. Per anni, poi, mi sono dedicato alle automobili ma alla fine ho risentito il richiamo della foresta. Ho ricomprato una vacca e oggi siamo qui. Per questa stalla siamo stati in Israele e America poi abbiamo condito ciò che abbiamo imparato con un po’ di imprenditorialità italiana. Siamo di quelle aziende che parlano poco ma tentano di fare molto. Siamo davvero orgogliosi di questo territorio».
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